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venerdì 28 aprile 2023

PSICOLOGIA - SAGGISTICA - CRESCITA PERSONALE

 LO SVILUPPO MORALE di LAWRENCE KOHLBERG

 

Lawrence Kohlberg è il primo studioso che affronta in modo pragmatico e scientifico il tema dell'evoluzione del senso e della "qualità" morale dall'infanzia all'età adulta, fino a creare una vera e propria teoria che ne suddivide lo sviluppo in sei stadi, importante contributo alla storia della psicologia moderna. La sua vita professionale è legata a filo doppio con quella personale, infatti le domande su etica e giustizia sorgono quando, appena diciottenne, si arruola per partecipare alla Seconda guerra mondiale. La tragedia di cui è testimone gli fa capire che per gli studiosi del suo tempo il problema della morale è considerato ancora marginale. Kohlberg decide di affrontarlo dal punto di vista psicologico, ma anche da quello sociale, filosofico e religioso. Capire come si forma e si sviluppa nel bambino la concezione di giusto e sbagliato e individuare i fattori che la influenzano può aiutare a comprendere meglio se stessi nell'interazione con la società e orientare i criteri educativi quando si esercita il ruolo di genitore o di insegnante. 

Lawrence Kohlberg è stato un uomo segnato da una sofferenza fisica che nel tempo ha avuto pesanti ripercussioni anche sulla sua psiche. Un uomo tormentato, affaticato in primo luogo da una vita itinerante legata alla sua origine ebraica. Nato negli Stati Uniti, egli trascorre parte della giovinezza in Israele, per poi approdare di nuovo in patria, dove si laurea e consegue il dottorato all'Università di Chicago, quindi diventa assistente a Yale e infine professore di ruolo a Harvard. Per comprendere a fondo la sua opera bisogna infatti indagare le motivazioni che lo hanno spinto a occuparsi in maniera sistematica dello sviluppo dei processi di pensiero che portano all'agire morale (soprattutto nel bambino), in opposizione al mondo culturale e ai paradigmi psicologici dominanti nella seconda metà del secolo scorso: un percorso umano e scientifico di grande spessore, interrotto da una morte prematura e drammatica. 

Gli studi di Kohlberg sulla moralità nascono da una domanda centrale del relativismo: esiste una moralità universale o tutto si riduce a una scelta morale relativa, che dipende dalla cultura o da una propria inclinazione personale ed emotiva? L'autore giunge a una conclusione che non si possa elaborare una teoria dello sviluppo e dell'educazione alla moralità neutra o universale. Più nello specifico, descrive lo sviluppo morale adottando come supporto alla sua indagine le teorie piagetiane dello sviluppo cognitivo; identifica quindi una serie di fasi sequenziali dello sviluppo morale, che dai dilemmi morali del bambino conducono gradualmente ai dilemmi morali dell'adulto. (A.Giardini)

La teoria di Kohlberg si inserisce nella tradizione filosofica occidentale, che egli aveva avuto modo di approfondire durante i suoi primi anni universitari. Ben consapevole delle influenze etiche e culturali sulle quali aveva costruito le sue riflessioni, Kohlberg era convinto che non si potesse elaborare una teoria dello sviluppo e dell'educazione alla moralità che fosse "neutra". Nonostante siano evidenti le influenze del liberismo occidentali sul suo pensiero, non si può negare che l'autore abbia messo in luce come sia necessario avvicinarsi allo studio della moralità in modo rigoroso e senza opacità concettuali. Il paradigma proposto da Kohlberg cerca di rispondere a quelle stesse domande che i filosofi, nel corso della storia, si sono posti, fin dal Menone di Platone: Qual é la natura della virtù? La virtù è una dote innata o si può apprendere? 

Le riflessioni che guidano Kohlberg partono da qui e seguono il percorso tracciato dalla storia della filosofia. L'autore si interroga sul significato della morale e ne delinea lo strutturarsi durante il processo di sviluppo individuale. 

Le riflessioni di Socrate e Platone costituiscono un patrimonio irrinunciabile. Più nel dettaglio, risultano fondamentali alcuni concetti che questi filosofi hanno proposto: 

- la virtù è unica: la virtù viene vista come dotata di una "forma ideale" che tende a mantenersi indipendentemente dal contesto socio-culturale; 

- la forma ideale della virtù è costituita dalla giustizia; 

- il bene è uno solo e la virtù costituisce la conoscenza del bene. 

Una delle sette parole chiave della teorizzazione di Kohlberg è L'EQUILIBRIO. 

Il percorso di sviluppo sociale tende a un equilibrio, a una sorta di reciprocità fra le proprie azioni e quelle degli altri. Di fatto questo è l'obiettivo della moralità, intesa come raggiungimento della giustizia e dell'uguaglianza fra le persone, per cui il giudizio di valore che si esprime su un'azione compiuta secondo determinati criteri e con una specifica intenzione deve essere il medesimo a prescindere dal soggetto che ha messo in atto tale comportamento. 

E su questa teoria esprimo una mia riflessione personale. L'esempio pratico è presto detto.... Attualmente in tv viene trasmesso un programma (reality) "L'isola dei famosi"... (interessante a mio riguardo) Analizziamo un po' i comportamenti dei concorrenti in questo contesto (a prescindere dalle difficoltà oggettive di sopravvivenza), pensate....Questo gruppo è unito, ha senso morale, ha rispetto verso ogni essere umano? La maggioranza cerca "alleanza"? Cerca unione e collaborazione o c'è emarginazione?  Pensate che alcuni atteggiamenti siano moralmente validi? 

Secondo voi...Chi sarà vincente in un contesto del genere? Secondo la teoria morale dei filosofi...Platone e Socrate e ovviamente anche dell'autore Kohlberg, la persona vincente non è quella che fisicamente è la più forte, ma colei che riesce a far emergere la sua forza interiore (senza vittimismo), proteggendo i suoi valori morali con silenzio e determinazione.

A cosa serve la moralità?

La conclusione di tutto è una sola ed è molto semplice: la moralità serve. Serve a creare un mondo dove le persone possano contare le une sulle altre e dove solidarietà ed empatia sostituiscano avidità e indifferenza.




 

 


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