NET- PARADE AWARD

NET- PARADE AWARD

giovedì 20 agosto 2015

PERCORSI DI CONSAPEVOLEZZA - SPIRITUALITA'




LA FELICITA' DEL MENO 




Maria Chiara Giorda è studiosa di storia delle religioni all'Università di Torino e dottore di ricerca in     Sciences Religieuses alla Sorbona di Parigi. Si occupa in particolare di monachesimo. 

Sara Hejazi antropologa, insegna all'Università di Torino e ha condotto ricerche sul misticismo islamico. Collabora con diverse testate giornalistiche, tra cui Panorama e Il Sole 24 Ore

Il libro "La Felicità del Meno" è un capolavoro ricco e profondo che ci insegna le regole dell'amore attraverso  "la liberazione dal superfluo", che è spesso causa dello stress e disturbi quotidiani. 
Le due autrici, infatti, ci insegnano attraverso la loro esperienza diretta come poter riscoprire la vera essenza del proprio essere e vivere in armonia con se stessi con la "formula del meno" per ottenere di più. 
Il segreto di una vita più felice è sicuramente quello di vivere nella piena semplicità, senza affannarsi alla ricerca dell'appagamento o all'accumulo di ricchezze materiali che prima o poi portano alla ricerca sempre del più. Tutto quello che facciamo nel bene o nel male lo facciamo solo per trovare la felicità  ma molto spesso cerchiamo la felicità che non è quella autentica e pura. La felicità è semplicemente uno stato interiore che deve essere praticato costantemente e non cercato esteriormente. Essa risiede nell'animo umano basta solo saperla "attivare" per poterla donare. 

Infatti le persone più felici e più soddisfatte ma soprattutto più serene sono quelle persone che riescono a vivere con il "poco" (meno).  Queste persone sono i monaci: la loro esistenza, è improntata da regole antichissime. La vita dei monaci è una vera e propria arte di vivere dalla quale potremmo imparare molto. Per esempio, a riscoprire il valore del silenzio: spegnere radio, televisione e cellulari e concentrarsi per un’ora al giorno su quello che succede intorno e dentro di noi è un modo per riconnettersi con se stessi.

Spesso pensiamo che la vita monastica sia una vita di privazioni e di rinunce, ma non è propri così. I monaci sono persone come tutti, ma che mettono in pratica una serie di azioni che li aiutano a non farsi opprimere dal tempo. Ogni gesto che praticano ha un significato preciso. La solitudine è una pratica, non una condizione, essi infatti riescono ad assaporare il gusto delle cose nella loro unicità e quindi riescono a  riscoprire il valore delle azioni e delle condivisioni. Viviamo in un'epoca in cui niente sembra farci più paura del "vuoto". Ecco perchè siamo disposti a qualunque cosa pur di non sentirlo e spesso proprio per questo si corre il rischio di perdere di vista il vero senso della vita. Come spiega il filosofo Yves Michaud,  che dice: essere felice non vuol dire avere  "molto", ma significa apprezzare ciò che scegliamo con responsabilità e amore e sapere come si affrontano le varie situazioni. 
Siamo tutti responsabili delle nostre scelte e, sebbene la felicità non dipenda esclusivamente da noi, spetta al singolo scegliere come affrontare le gioie e i dolori che la vita riserva. 
La vera felicità è soprattutto una questione di "igiene mentale", è la pulizia interiore, è una predisposizione all'amore in senso generale, e alla purificazione dell'anima attraverso la conoscenza del proprio essere, la comunione con la propria essenza e la conoscenza della propria Sorgente. 

Vivere bene infatti significa dare un senso alle azioni e riuscire a godersele a pieno, significa  essere libero dal pensare, libero dalle ansie, libero dalla paura, libero dal desiderio, in pratica sviluppare la pace interiore verso se stessi e quindi di riflesso verso il mondo. La vita monastica significa proprio questo. Essa si è da sempre sviluppata intorno a un'idea di armonia, prima ancora di spiritualità. Attraverso questa disciplina, il monastero aspirava a umanizzare il divino e a divinizzare l'umano, in questo modo portavano a trasformare e quindi a unire il sacro con il profano, l'uomo a Dio il caos all'armonia. Oltre alla regola del silenzio essi ci insegnano la regola del meno. 

La felicità non è l'accumulo di denaro, il denaro è solo un mezzo collettivo, non un fine individuale. Quando si riuscirà a vivere con la concezione del meno si riconquisterà il potere interiore,  si riuscirà a conoscere la vera essenza della propria vita e soprattutto si riscoprirà la vera formula della felicità perchè è l'unica vera ricchezza che condurrà verso la vera serenità. 

Il bello della "Felicità del Meno" è proprio la semplicità nel condurre  tutti i lettori alla scoperta dei principi che ispirano i monaci: condividere, ospitare concentrarsi su una e non su mille cose. Questi sono i principi basilari che possono regalarci una vita migliore e proiettarci sicuramente verso un mondo migliore.