LA PSICOANALISI DEL LINGUAGGIO E DELL'IMMAGINARIO di JACQUES LACAN
Jacques Lacan (1901-1981) è stato psicoanalista, psichiatra, filosofo. Un grande teorico ma, soprattutto, un grande clinico, il cui pensiero si è formato e plasmato attraverso il contatto con i pazienti. Siamo davanti a uno dei maggiori intellettuali del Novecento e a un personaggio tra i più rilevanti per la psicoanalisi, dopo il suo fondatore Freud. Ancora oggi è uno degli autori allo stesso tempo più amati e più discussi nella storia di questa disciplina. Da cosa deriva questo atteggiamento contrastante? La produzione lacaniana si presenta al lettore come un percorso teoretico ermetico, di difficile decifrazione, apparentemente oscuro. Ma chi è in grado di decifrare la singolarità dei suoi testi vi può scoprire la bellezza di un pensiero, profondamente segnato dal dialogo con i maggiori filosofi e artisti del suo tempo (Sartre, Heidegger, Lévi-Strauss, Derrida, Picasso, Dalí per citarne alcuni), in grado di rispondere alle grandi domande dell’uomo.
Lacan è un autore accessibile anche ai "non addetti ai lavori? La domanda non è casuale. Il lettore che si avvicinasse al suo pensiero senza sapere ciò che lo aspetta potrebbe ritirarsi dopo poche pagine, rinunciando alla sfida che si trova davanti. Allo stesso tempo, però, liquidare frettolosamente Lacan basandosi solo sul suo stile ermetico sarebbe riduttivo e, potremmo dire, sbagliato. I testi lacaniani certamente sono caratterizzati da una lettura a tratti ostica, tortuosa, quasi disorientante. Eppure, il lettore che volesse andare fino in fondo, avrebbe il piacere di un incontro davvero singolare. Si troverebbe a dialogare con una delle menti più brillanti del Novecento. Uno dei maggiori protagonisti della psicoanalisi dopo il suo fondatore, Freud. Un protagonista, nella sua veste da medico, di psichiatra, di psicoanalista, di profondo conoscitore della filosofia, della linguistica, dell'antropologia, della letteratura. Chi non si scoraggiasse affrontando il suo pensiero, ne avrebbe in cambio sollecitazioni e risposte.
Michel Foucault, in un articolo apparso sul Corriere della Sera nel 1981, riteneva che proprio l'ermetismo lacaniano fosse la chiave per accedere al suo pensiero. Il lavoro intellettuale richiesto per comprendere questi testi sarebbe, in realtà, un lavoro da condurre su se stessi. Questo perché Lacan non è un intellettuale chino sui libri e privo della percezione reale del mondo che lo circonda. Lacan è stato, per tutta la sua carriera, un clinico. Il contatto diretto con i pazienti, il lavoro sui pazienti, quindi sugli uomini e non "sulla carta", è quello che segna indelebilmente tutta la sua formulazione teorica. In pratica, Lacan vuole restituire l'uomo alla sua dimensione più autentica, anche quando, a una prima occhiata, sembra tragica e alienante.
Il discorso di Lacan vuole restituire l'uomo alla sua verità. E' un pensiero certamente complesso, arzigogolato, non lineare, che sfugge, che si nasconde. In una parola, è un pensiero vivo. La sua lettura non si esaurisce mai, è qualcosa che risponde sempre alle domande, esplicite o implicite che siano.
Lacan è un intellettuale il cui insegnamento ci può ancora accompagnare in un autentico esercizio di riscoperta di noi stessi, incontro apparentemente terribile ma certamente autentico. Riconoscere il ruolo dell'Inconscio e capire il suo linguaggio non diventa soltanto pratica clinica. Diventa un problema che arriva alla natura stessa dell'essere umano e della sua Verità.
I primi studi di Jacques Lacan, raccolti poi nella tesi di dottorato Della psicosi paranoica nei suoi rapporti con la personalità (1932), si incentrano sul problema della "paranoia". L'origine di questa parola rimanda al greco antico e significa "follia". Studiata fin dagli inizi dell'Ottocento e diversamente interpretata nel corso degli anni, viene identificata come una psicosi che si manifesta con un delirio cronico in grado di assumere caratteristiche diverse (gelosia, persecuzione, grandezza ecc.), ricollegabile a diverse altre patologie (e influenzabile da alcune droghe) e che si presentano come dotato come di una propria logica interna, non associato ad allucinazioni o compromissione delle funzioni psichiche. Il bagaglio culturale cui Lacan attinge per avviare il proprio lavoro è vasto e complesso. Intervengono, nella ricerca, contributi provenienti tanto dalla filosofia quanto dalle diverse scuole psichiatriche che ha conosciuto durante la propria formazione, quella tedesca, quella francese, quella italiana.
Dopo aver gradualmente ridotto la propria attività (non senza aver creato un'ultima scuola, l'Ecole de la cause freudienne, tutt'ora in attività) l'ultima "uscita internazionale" è a Caracas, nell'estate del 1981, per partecipare a un incontro con gli psicoanalisti dell America latina. La salute già compromessa da un incidente d'auto nel 1978 e da un piccolo ictus alla fine del 1980, è definitivamente minata da un cancro al colon che lo porta alla morte il 9 settembre 1981.
Come il suo "maestro" Freud, anche Lacan viene assistito nei suoi ultimi momenti con una dose massiccia di morfina che ne possa alleviare il dolore, accompagnandolo verso la fine, mentre sussurra: "Sono ostinato, scompaio". Se l'eredità economica che Lacan lascia viene duramente contesa dagli eredi, l'eredità intellettuale è, ancora oggi, inestimabile.