NET- PARADE AWARD

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lunedì 21 ottobre 2019

PERCORSI DI CONSAPEVOLEZZA - SPIRITUALITA'

IL POTERE DI TRASFORMAZIONE DELLE EMOZIONI NEGATIVE  di  Anselm Grün, Bernd Deininger


Anselm Grün (1945) monaco benedettino, è uno dei più noti autori cristiani di spiritualità. Economo dell’abbazia di Münsterschwarzach, organizza esercizi spirituali per laici e consacrati che, sempre più numerosi, si rivolgono a lui come guida per la meditazione, digiuno e contemplazione e anche per consigli a carattere psicologico. I suoi libri hanno venduto più di un milione di copie e sono tradotti in 28 lingue.   

Bernd Deininger, medico e teologo, è specialista in medicina psicosomatica, neurologia, psichiatria e psicoterapia. È primario della clinica di medicina psicosomatica e psicoterapia dell’ospedale Martha-Maria a Norimberga. 

In questo libro "Il Potere di Trasformazione delle Emozioni Negative" (Edizioni Il Punto D'Incontro) vengono definiti e descritti i "sette vizi capitali"(Invidia, Superbia, Ira, Avarizia, Lussuria, Gola e Accidia).
I vizi capitali, così come s'intendono a partire dal Medioevo, sono comportamenti dannosi per la vita umana, che (purtroppo) si verificano ancora nella società di oggi.
Il dott. Deininger li considera disturbi dell'Essere e dimostrazioni di scarsa maturità. Non li giudica moralmente, ma si limita a spiegare come compromettano la nostra umanità e ci facciano ammalare. 
In questo libro, i sette vizi capitali sono considerati dei pericoli per l'uomo, sono passioni che mirano a dominare l'essere umano  e che possiedono una forza indistruttibile. 
Il dott. Deininger, in questo libro, presenta i pericoli da una prospettiva psicoanalitica, illustrando dei casi significativi che dimostrano concretamente come trasformare l'energia negativa in una forza proficua per se stessi. 

Secondo Bernd Deininger "l'invidia" gioca un ruolo importante nella nostra esistenza è senza dubbio il vizio che distrugge in modo doloroso l'integrità della propria anima. 

Secondo Anselm Grun...esprime la sua riflessione citando dei famosi dipinti, quello di Hieronymus Bosch, in una sua opera rappresenta l'invidia attraverso una scena che si svolge per strada: un cane vuole l'osso tenuto in mano da un uomo, anche se potrebbe rosicchiarne altri due che stanno ai suoi piedi. 
Il quadro di Meglinger illustra un aspetto fondamentale dell'invidia: l'invidioso si mangia il cuore perché ha perso il contatto con i propri sentimenti e questo gli si ritorce contro. 
In conclusione...L'invidia consuma l'invidioso: non a caso si usa l'espressione "crepare d'invidia". Chi invidia s'indebolisce, perde vitalità, si logora e s'imbruttisce. La vita dell'invidioso è sicuramente una vita sterile, priva di amoore,  ma soprattutto diventa una vita infernale poiché è governata da irrequietezza e agitazione quotidianamente. 
Conviene vedere l'invidia come una sfida per migliorarci e dare uno scopo alla nostra vita, senza danneggiare nessuno. I nostri bisogni sono umani e devono essere soddisfatti "umanamente", per quanto questo tipo di appagamento vada relativizzato. La sfida consiste dunque nel trasformare il sentimento dell'invidia (come anche quello di gelosia), in un sentimento che ci offre libertà, in un regalo che accettiamo con gratitudine e trattiamo con delicatezza. 

Secondo Bernd Deininger "L'avidità" è (per certi versi) la base di molte passioni e pulsioni più pericolose che si manifestano nella vita umana. 
Perché l'uomo è avido? Perché l'uomo desidera una serie di cose, le brama, ne ha bisogno. Per essere appagati (molti) devono "riempirsi di qualcosa, altrimenti si sentono vuoti. Quando il nutrimento psicologico è insufficiente, può svilupparsi un'avidità sfociante in vari tipi di dipendenza. Essa si manifesta sotto forma di una dipendenza patologica (per esempio da droga, da cibo, da sesso, da alcool, ecc.). Questi disturbi sono causati da problemi relazionali risalenti alla relazione oggettuale primaria, principalmente tra la madre e il neonato, (o anche il padre) e alla carenza di nutrimento psicologico.  

Secondo Anselm Grun nell'arte, l'Avarizia rappresenta come un demone che versa monete d'oro nella bocca di un uomo. L'avaro deve ingoiarle anche se non vuole. Un interessante dipinto di Petrarca Meister (1532) raffigura un avaro nella sua camera da letto, seduto su un mucchio di spine e circondato da sacchi pieni d'oro, libri contabili, coppe preziose e bicchieri. La finestra è chiusa da una tenda che protegge la stanza da sguardi smaniosi. La pretesa di accumulare sempre più ricchezze non abbandona l'avaro nemmeno per un istante. Il suo volto è quello di un uomo senza pace e infelice. La preoccupazione dei soldi lo rende inquieto: è come una spina nel fianco. Il pittore è convinto che l'avaro non sia punito solo nell'aldilà, ma anche in vita, perché si isola dalla società e vive sempre sulle spine.  
In conclusione...Gli avari non conoscono il piacere e spesso non hanno gusto: bisogna imparare anche a godere. Solo chi sa rinunciare e sa porsi dei limiti potrà essere felice!

Amare Dio significa comprendere la sua magnificenza e il suo amore, ma non possiamo tenere per noi la gioia che ci dà, dobbiamo lasciarla fluire.
Per trasformare l'avarizia bisogna intraprendere un percorso spirituale, riconoscere le cause psicologiche e dare una spiegazione di questo comportamento. Ciò che conta, comunque, non è solo riconoscere le motivazioni, ma imparare a gestire questo impulso. Bisogna iniziare ad essere umili e allontanare il pensiero fisso dell'accumulo e stare sempre in guardia dalle tentazioni. 

Ci auguriamo che il lettore possa usare i concetti illustrati come un aiuto per trovare la propria strada. Chi avrà il coraggio di affrontare la propria realtà conoscerà la vera libertà e sperimenterà quello che Gesù disse agli apostoli: "La verità vi farà liberi"  Anselm Grun e Bernd Deininger 

"Per alcuni pensieri è meglio non ammetterli, bensì allontanarli subito". Anselm Grun