FILOSOFIA DELLA CRISI di Elio Franzini
Elio Franzini docente di Estetica all' Università degli Studi di Milano. E' presidente della Società Italiana d' Estetica (SIE). Tra le sue ultime pubblicazioni: Elogio dell'Illuminismo (2009); La rappresentazione dello spazio (2011); Introduzione all'estetica (2012); Per Guerini ha pubblicato Le Leggi del cielo (1990); Metafora mimesi morfogenesi progetto (con E. D'Alfonso, 1991); Stile (con V. Ugo, 1997); Estetica e filosofia dell'arte (1999); Non sparate sull'umanista (con A. Banfi e P. Galimberti, 2014); ha curato Costellazioni estetiche (con P. D' Angelo, G.Lombardo, S. Tedesco, 2014).
"Filosofia della crisi" (Guerini & Associati) è un libro che non vuole parlare di "confusione attuale", ma di "questioni fondamentali" e "questioni di principio": di questioni che vengono per prime, e proprio per questo possono essere dette "questioni ultime". Questioni che non devono portare in cime tempestose, ma guardare alle cose che sono intorno a noi, alle loro intrinseche possibilità, alle immagini con cui si presentano: guardare al loro senso metafisico, dove metafisica è "tacita esortazione" e "profonda saggezza".
Seguendo questa indicazione, il libro si divide in tre parti.
La PRIMA PARTE - Presupposti: vita e crisi
La SECONDA PARTE - Motivi: le funzioni della filosofia
La TERZA PARTE - Verità: stile e filosofia della crisi
La filosofia è costituita da vari "punti di vista", il male non è generato dal "mezzo" che accoglie le riflessioni dei filosofi, bensì dalla loro volontà, (spesso narcisista) di semplificare quel che non solo è complesso, ma anche storicamente articolato e stratificato.
La filosofia ha uno stile, che è qualcosa di più di un metodo: ha un significato che è qualcosa di più delle sue articolazioni.
Per riprendere una definizione di Goethe: La filosofia è uno stile, è una caratteristica intrinseca sia ai metodi sia agli oggetti che scava nei fondamenti più profondi della conoscenza, andando alla ricerca dell'essenza delle cose, che sono figure visibili e tangibili".
Le cose hanno un significato inseparabile dal nostro sguardo: la filosofia cerca il significato dei vari modi con cui esse si esprimono, costruendo percorsi dove i concetti sono i momenti costruttivi nella verità di un campo di ricerca.
La filosofia non è dunque un percorso lineare, ne tanto meno "salvifico", ma essa cerca la connessione delle sue conoscenze non nel mondo, ma nei vissuti dell'uomo, dal momento che "la radice ultima della visione del mondo è la vita", ed è la vita di ogni individuo che crea da sé il mondo. Le esperienze della vita si concretizzano in molteplici visioni del mondo, che cercano di scioglierne (ed esibirne) attraverso forme l'enigma e il divenire. Bisogna allora comprendere "la struttura generale della visione del mondo".
La filosofia ha il compito di illustrare in dimensioni tipiche le strutture di senso della vita , delle esperienze che in essa si compiono. Essa infatti, in altri termini, non può ridursi a essere un piano di ricerche particolari dove il culto del "fatto" annulla la complessità della istanza fondativa radicata nelle possibilità della vita intersoggettiva e storica, ma è una educazione al pensiero, all'argomentazione, alla descrizione, alla capacità di costruire le idee. E' un richiamo costante alla necessità di "mettere in comune" il nostro rapporto con le cose, a cercare quei modi condivisi che prendono il nome di "conoscenza", compiendolo a partire da operazioni legate alle nostre capacità di associare, collegare e ragionare.
La filosofia non ha dunque una sola funzione, bensì costituisce una sorta di "architettonica", utile sia per elaborare concetti finalizzati alla fondazione della conoscenza, sia per aprire nuove possibilità di riflessione su campi che vanno al di là della concettualizzazione.
Lo scopo del libro è quello di proporre un percorso all'interno della filosofia della nostra modernità, recuperandone quell'istanza critica che indaga le dinamiche stratificate della vita e delle sue forme.
La crisi non è un concetto che si possa assumere come se fosse un elemento caratteristico della sua modernità ma è invece un punto inseparabile dal pensiero occidentale e dalla sua struttura epistemologica, dalla crisi della metafisica che nasce con la metafisica stessa.
Riconoscere questa crisi non significa indicare strade per uscirne, bensì guardare in volto proprio il senso e la genesi di questo "rimedio mancato". In pratica la filosofia ha la funzione di indagare il mondo della vita, nelle sue molteplici stratificazioni di senso visibili e invisibili; mentre il filosofo riflette sulle evidenze, (sembra quasi banale) ma indica che è necessario uno sguardo che non si fermi alla sua prima volta: "filosofare, infatti, è cercare di ammettere che ci sono cose da vedere e da dire". Cose quotidiane , ma che non sempre vengono quotidianamente tematizzate, anche se offrono il perenne senso di tale quotidianità.
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