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lunedì 19 febbraio 2018

POESIE - NARRATIVA

IL CANTO DELLA CRISALIDE  di Gianni Manca 


Gianni Manca nasce a Nuoro nel cuore della Sardegna tra quei monti nascosti della Barbagia. Già dalla giovane età questa città forse gli va stretta, sceglie la via del mare, elemento che è sempre presente nelle sue liriche, navigare gli dà sensazioni sempre nuove, è sempre in giro per il mondo alla ricerca forse di se stesso. Scrive le sue emozioni, quello che percepisce nei momenti più significativi della sua vita. 

"Amo definire Gianni Manca un viaggiatore di anime. Per dirla alla keats il poeta è la più impoetica delle cose che esistono; perché non ha identità, è continuamente intento a riempire qualche altro corpo: il sole, la luna, il mare e gli uomini e le donne, che sono creature d'impulso, sono poetiche, e c'è in loro qualcosa d'immutabile. Ma il poeta no: egli non ha identità, è certamente la più impoetica tra tutte le creature". Giovanna Mulas  

Tra le forme artistiche del nostro presente la poesia negli ultimi anni è stata riscoperta. Cosa rappresenta per te questo maggiore desiderio di poesia nelle persone?

La poesia, come l'arte in genere, è espressione di un desiderio di conoscenza, di una vita più autentica, qualcosa che permette di scavarci dentro e riscoprirci, liberarci da quel guscio che ci è stato costruito addosso.
L'uomo è poesia e in lui va risvegliata questa esigenza. 
E' compito degli artisti farlo, compreso/a  te. Giovanna Mulas 

"Il Canto della Crisalide" (Edizioni Kimerik) è un libro ricco di poesie che l'autore invoca le proprie emozioni attraverso una profonda personale riflessione. 

Dovrei paragonarti a un giorno d'estate?
Tu sei ben più raggiante e mite:
venti furiosi scuotono le tenere gemme di maggio
e il corso dell'estate ha vita troppo breve:
talvolta troppo cocente splende l'occhio del cielo
e spesso il suo volto d'oro si rabbuia
e ogni bello talvolta da beltà si stacca,
spoglio dal caso o dal mutevol corso di natura.

Ecco alcune poesie dal libro...

HO RAGGIUNTO LE STELLE
Ho percorso il tempo a cavallo della notte, 
mentre le mie lacrime inaridivano,
quando ascoltavo nel buio la pietà lacerante
dell'amore che stringeva le mie mani. 

Il mio respiro a tutti i costi che grida di dolore, 
aggrappato a un oracolo che decreta la mia vita,
le stele hanno spento il mio cammino
nel labirinto di una notte senza fine.

Ho scalato le montagne più profonde
per raggiungere la vetta di una musica sublime,
per cingere di fiori il tuo viso
su quella strada che mi portava al cielo.

All'improvviso ho veduto i miei sogni a brandelli
sparsi in un iride accovacciata nel silenzio,
tutto si spegneva nel buio più nero,
con la mia testa esplosa nella disperazione.

Io ti guardo quando ti chini pietosa,
vorrei gridarti la mia pena in un attimo d'amore,
vorrei prender le tue mani in un ultimo saluto
con la mia vita adagiata finalmente su una stella. 

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MAMMA
Negli occhi un abbraccio di smeraldo
quando soffermavi le tue mani 
sul mio viso,
nelle carezze di storie d'altri tempi.

I tuoi capelli bianchi dell'inverno
in un dolore perenne
del tuo star male nascosto nel sorriso,
nella tua vita piegata verso il cielo.

Sei andata via in punta di piedi
in un giorno qualunque di primavera,
quando i fiori bianchi si aprivano alla vita
nella tua voce flebile.

Avrei voluto sentirti dentro le parole
che non sapevo dire, 
immerso nel silenzio, e tu capivi
chiamandomi nel verde dei tuoi occhi.

Legata nel sole da un filo di seta
Mamma sei rimasta nell'aria
come un angelo tenero
a vegliare sul nostro cammino. 

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IL TEMPO DI UNA CRISALIDE 
Era una piazza di vetrine insolite
interrotta dal ticchettio delle tue dita sulla pioggia,
era un selciato di fiori sui tuoi occhi,
era il mio cuore che rotolava in disordine.

Io mi ritengo ad inseguire le chimere di un amore,
con le lacrime frantumate che non fanno più rumore, 
a specchiarmi nelle vetrine dove io sono insolito,
dove il mio cuore rotola ancora in silenzio.

Nei miei voli pindarici ho abbracciato le aquile,
tenendoti per mano ti ho portata in viaggi immaginari,
avrei voluto ridere nei campi delle ginestre
con il sangue in tumulto sulla tua pelle rorida di rugiada.

Con il tempo intristito dipinto sugli occhi 
ho assistito alla metamorfosi delle crisalidi, 
mi sono adagiato sulle tue ali di seta,
ho creduto di volare verso il sole in un salto interminabile.

Restano le mie dita dipinte sulle nuvole 
in arabeschi che non so più comprendere,
resta il mio cuore a rotolare nonostante tutto,
dentro un sorriso stravolto.  







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