LA SINDROME DI GEORGE GRAY (per lui e lei)
di Paola Zugna ed Elena Zupin
Paola Zugna nasce a Trieste; nel 1984 si diploma per l'abilitazione all'insegnamento nelle scuole del grado preparatorio.
Elena Zupin e Paola Zugna, dopo mesi di incontri e di intenso lavoro, si ritrovano. Fondendo insieme vita, esperienze ed emozioni comuni, fanno i conti con un argomento pesante che stendono in un testo "leggero": La sindrome di George Gray (per lui e per lei).
"La Sindrome di George Gray" Edizioni Kimerik è un divertente approccio di due penne femminili di fronte a un tema che spesso si traduce in ben altro che risate o riflessioni ironiche; è un libro che trasmette un messaggio profondo in modo incisivo e sicuramente riflessivo. Apparentemente sembrerebbe un attacco diretto al mondo maschile, in verità siamo di fronte a un ritratto di un aspetto triste della realtà ma che le nostre autrici intendono riflettere sotto un altro punto di vista. La donna si eleva al di sopra di meschinità, credenze e pretese per declassare problemi psicologici dei "maschietti" a una sindrome da comprendere e compatire, mai, però, da giustificare. Per comprendere meglio questa "sindrome" bisogna analizzare la figura di questo personaggio...Chi era veramente George Gray... Possiamo iniziare a comprendere questo personaggio con questa semplice introduzione di Edgar Lee Masters:
Molte volte ho studiato la lapide che mi hanno scolpito: una barca con le vele ammainate, in un porto. In realtà non è questa la mia destinazione ma la mia vita. Perchè l'amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno; il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura; l'ambizione mi chiamò, e io temetti gli imprevisti. Malgrado tutto avevo fame di un significato della vita. E adesso so che bisogna alzare le vele e prendere i venti del destino, dovunque spingano la barca. Da un senso alla vita può condurre a follia ma una vita senza senso è la tortura dell'inquietudine e del vano desiderio: è una barca che anela al mare eppure lo teme.
Le due autrici hanno voluto battezzare con il nome di George Gray, in onore di questa suddetta poesia.
In pratica... o per meglio intenderci... la Sindrome di George Gray è una grave patologia dell'uomo (o donna) moderno adulto, inserito nella società contemporanea, o semplicemente di un modello di uomo, che l'odierna mentalità predominante è riuscita a clonare da un unico esemplare stereotipato, in sempre più individui. Spesso è latente e viene celata con intenzionalità o con orgogliosa ostentazione, senza la reale consapevolezza e comprensione della situazione e degli effetti devastanti che tale Sindrome porta e provoca nella vita dell'uomo che ne è affetto e nelle vite di chi tenta di amarlo.
Il nostro Mister GG (di solito ) è un individuo adulto di età compresa tra i 35 e i 60 anni, momento in cui i sintomi (ormai cronicizzati), si manifestano brillantemente nella fase acuta... quando guardandosi allo specchio , egli vede quei segni che con l'inesorabile trascorrere degli anni solcano il volto, mentre la sua mente continua a partorire l'immagine del giovane spensierato, conquistatore e seduttore... di quale egli si crede.
Il messaggio di Edgar Lee Masters è questo:
Desideriamo navigare nel mare della vita e tuttavia abbiamo paura di lasciare il nostro porto sicuro. La vita è un' occasione unica e non dobbiamo sprecarla, anche se a volte ce lo dimentichiamo. Nella poesia Edgar esprime il concetto e fa capire il vero senso della vita, ossia che non bisogna mai sprecare alcun momento della vita e non bisogna non lasciandosi bloccare dalle paure.
Rimanere fermi in un "porto" (che può sembrare sicuro) è come rimanere immersi in una pozza d'acqua stagnante... e come insegna William Shedd: "Una nave attaccata al porto è più sicura, ma non è questo lo scopo per cui è stata costruita". Possiamo riposarci nel porto che approdiamo, ma poi bisogna "levare" le àncore se si vuole vivere una vita più motivata e scoprire nuovi orizzonti.
"La motivazione è il carburante necessario a mantenere in movimento il motore umano" Zig Ziglar
"Il primo passo verso il cambiamento è la consapevolezza, il secondo è l'accettazione e il terzo passo è l'azione". N. Branden
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